La famiglia del bosco. Come famiglia e stato dimostrano di essere marci

La famiglia del bosco. Come famiglia e stato dimostrano di essere marci

Non è il bosco il problema: è cosa sono famiglia e Stato.

La famiglia di Palmoli rivendica la vita semplice, l’educazione fuori standard. Lo Stato risponde con l’allontanamento dei minori dal nucleo familiare, la comunità, la sorveglianza specialistica. Nella contesa, i bambini diventano trofei: per i genitori sono la prova vivente che il rifiuto della “società tossica” funziona. Per le istituzioni sono il caso esemplare per dimostrare che la macchina di tutela è vigile, inflessibile, rassicurante.

In mezzo ci siamo noi, spettatori affamati di casi-limite, incapaci persino di dire chi sia più fuori bersaglio tra le due “sante” istituzioni.

Il bosco fa paura allo Stato perché è una scelta dichiarata che mette in discussione il modello unico di normalità. E reagisce come reagisce sempre quando le differenze gli sfuggono di mano: con pantere e mitra per sequestrare tre creature colpevoli di niente, e riportarle dentro il perimetro del suo "ordine".

I genitori non sono meno violenti: decidono in anticipo cosa vogliono i figli, li allineano al proprio rifiuto del mondo e li standardizzano fin dall’infanzia alle proprie convinzioni. Il bosco diventa così una scuola di obbedienza speculare a quella dello Stato: non ti addestro al mercato e alla competizione ma alla mia idea di purezza.

Sulla quale "purezza" non avrei nulla da eccepire se fosse la scelta che riguarda solo adulti consenzienti. Ma i bambini che c'entrano? Chi decide di farli vivere senza acqua corrente, luce elettrica, gas, servizi igienici lo fa per il loro bene o per tirare su tante statuine a propria immagine e somiglianza, senza lasciare margine al carattere che quei bambini, domani, potrebbero scegliere da soli? Mentre questa, poi, sarebbe la prima cura che i genitori dovrebbero dare ai figli: lasciare aperte alla loro indole tutte le possibilità di diventare quello che sono.

In cosa quello che decide la famiglia per l'individuo è diverso da quello che decide lo Stato quando entrambi tendono a creare il perfetto omologato? Variano solo le scale di applicazione ma l'esercizio di violenza è lo stesso.

Per chi non ha ancora deciso da che parte stare, suggerisco questo: famiglia e Stato si rispecchiano deformandosi a vicenda l'una nel simulacro dell'altra: entrambi marci. E nessuno vi obbliga a scegliere.

— 𝗠𝗶𝗿𝗼 𝗥𝗲𝗻𝘇𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮