La strategia di sicurezza nazionale USA contro l'unione europea

La strategia di sicurezza nazionale USA contro l'unione europea

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La nuova Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, disegnata ieri in un documento ufficiale della Casa Bianca, non รจ solo un aggiornamento tecnico: รจ il tentativo esplicito di ridisegnare i rapporti tra Washington ed Europa, anche sul terreno politico interno. Nel documento, ciรฒ che per decenni era stato trattato come partner naturale โ€“ lโ€™Unione europea โ€“ viene indicato come una delle cause del declino del continente: lโ€™Europa รจ descritta come un continente in errore di rotta, da โ€œcorreggereโ€ dallโ€™esterno. Per chi guarda dalle istituzioni di Bruxelles, Berlino o Roma, รจ il punto esatto in cui la difesa dellโ€™UE smette di essere opzione politica e diventa semplice igiene democratica.

Il quadro generale, in sintesi, รจ chiaro. La Strategia 2025 mette al centro tre idee: America First come bussola di ogni scelta, prioritร  assoluta al proprio emisfero (il cosiddetto โ€œcorollario Trumpโ€ alla Dottrina Monroe) e definizione della migrazione di massa come principale minaccia alla sicurezza nazionale.

Dentro questo schema, lโ€™Europa รจ trattata come un caso speciale. Il documento parla del โ€œprospetto di una cancellazione civilizzazionaleโ€ del continente, attribuita a un insieme di fattori collegati: lโ€™integrazione sovranazionale (lโ€™UE e altre organizzazioni), le politiche migratorie considerate destabilizzanti, un presunto clima di censura verso opposizioni e dissenso e, sullo sfondo, denatalitร  e perdita di identitร  nazionale. In altre parole, quello che nelle dichiarazioni pubbliche veniva spesso solo alluso โ€“ lโ€™idea di unโ€™Europa che si starebbe โ€œauto-distruggendoโ€ โ€“ entra ora nella dottrina ufficiale di sicurezza di Washington.

Eppure, poche righe dopo, la stessa Strategia riconosce che lโ€™Europa resta โ€œstrategicamente e culturalmente vitaleโ€ per gli Stati Uniti: il commercio transatlantico รจ indicato come pilastro dellโ€™economia globale, i settori industriali e scientifici europei restano tra i piรน avanzati e viene ammesso che Washington non puรฒ โ€œtagliare fuoriโ€ il continente senza danneggiare i propri interessi. Ma qui Trump opera una distinzione netta: quando parla di rapporto vitale, si riferisce alle singole nazioni europee โ€“ ai loro mercati, alle loro industrie, alle loro culture politiche โ€“ non allโ€™Unione europea come costruzione sovranazionale. Nel lessico della Strategia, lโ€™UE รจ parte del problema, una delle cause del declino delle nazioni europee; i Paesi europei, al contrario, sono ciรฒ che va โ€œsalvatoโ€ e reindirizzato, recuperando sovranitร  e identitร  nazionale a spese dellโ€™integrazione comune.

Dopo aver evocato un โ€œrisveglioโ€ delle nazioni europee, la Strategia afferma che gli Stati Uniti incoraggiano i loro โ€œalleati politiciโ€ nel continente a promuovere questo spirito di rinascita e che la โ€œcrescente influenza dei partiti europei patriotticiโ€ รจ motivo di โ€œgrande ottimismoโ€. Nel testo si legge che lโ€™obiettivo americano dovrebbe essere โ€œaiutare lโ€™Europa a correggere la sua rotta attualeโ€, lavorando con Paesi allineati che vogliono โ€œrestaurare la loro antica grandezzaโ€. Lo stesso documento parla di โ€œcoltivare resistenzaโ€ alle politiche oggi incarnate dallโ€™Unione: sullโ€™immigrazione, sullโ€™integrazione sovranazionale, sulla regolazione dello spazio digitale (DSA, DMA).

In termini europei, questo รจ un salto di qualitร . Non si tratta piรน della generica promozione della โ€œdemocraziaโ€ o dei โ€œvalori occidentaliโ€, formula che per decenni ha accompagnato lโ€™azione USA a sostegno di societร  civili, media indipendenti, opposizioni democratiche. Qui siamo davanti a qualcosโ€™altro: un documento strategico statunitense identifica, di fatto, una famiglia politica interna allโ€™UE โ€“ i cosiddetti โ€œpartiti patriotticiโ€, cioรจ la nuova destra nazionalista, spesso euroscettica e in non pochi casi indulgente verso la Russia โ€“ come interlocutore privilegiato contro altri attori politici europei. รˆ un endorsement di parte, non un appello astratto alla qualitร  democratica.

Giuridicamente non siamo nel campo dei finanziamenti illegali ai partiti o delle operazioni coperte. Ma politicamente la rottura รจ evidente: un alleato centrale dichiara, nero su bianco, di voler favorire una parte del sistema partitico europeo contro unโ€™altra. รˆ lโ€™opposto di quello che lโ€™Unione cerca di fare, almeno nelle intenzioni, quando parla di โ€œlevel playing fieldโ€ e neutralitร  istituzionale rispetto alla competizione tra famiglie politiche europee. E stride con il quadro dei Trattati, che lega il progetto comunitario a valori espliciti โ€“ dignitร  umana, democrazia, Stato di diritto, tutela delle minoranze โ€“ ma non impone un colore politico specifico ai governi nazionali.

Gli effetti potenziali sul sistema europeo non sono astratti. La Strategia offre una cornice di legittimazione esterna a governi e movimenti che giร  contestano le regole dello Stato di diritto, le politiche migratorie comuni, la regolazione dello spazio informativo. Sul piano interno, questo puรฒ tradursi in ulteriore tensione con istituzioni come la Commissione, che si trova a far valere meccanismi di condizionalitร  (sui fondi, sul rispetto delle sentenze, sulla libertร  dei media) contro esecutivi che ora potranno rivendicare lโ€™appoggio politico della Casa Bianca. Sul piano atlantico, complica il ruolo di Washington come mediatore allโ€™interno della NATO: se gli Stati Uniti sono percepiti come sponsor di forze politiche apertamente anti-Bruxelles, la fiducia dei governi piรน integrazionisti โ€“ e degli alleati dellโ€™Est che vedono nellโ€™UE uno scudo oltre che un mercato โ€“ ne esce indebolita.

Cโ€™รจ poi un nodo direttamente legato allโ€™Ucraina. La stessa Strategia che benedice i โ€œpartiti patriotticiโ€ europei chiede un cessate il fuoco rapido e un ritorno a rapporti piรน stabili con Mosca, sostenendo che una larga maggioranza di cittadini europei vorrebbe la pace, ostacolata da รฉlite irresponsabili. In parallelo, il documento delegittima lโ€™espansione futura della NATO in Europa orientale e lega il sostegno a Kyiv a una logica che, nei fatti, equivale a un โ€œconflitto congelatoโ€ piรน che a un ripristino pieno dellโ€™integritร  territoriale. Se questa linea diventasse prassi, sarebbe un regalo strategico al Cremlino e un colpo diretto alla credibilitร  di unโ€™Unione che, dal 2014 in poi, ha definito la sovranitร  e lโ€™indipendenza dellโ€™Ucraina come test di affidabilitร  del proprio progetto politico.

Da una prospettiva nettamente filo-UE, la risposta non puรฒ limitarsi a una nota di protesta. Lโ€™Unione deve assumere questa Strategia per ciรฒ che รจ: un documento di un partner che mette in discussione due capisaldi dellโ€™ordine europeo del dopoguerra โ€“ il rispetto della scelta democratica interna e lโ€™idea che la sicurezza del continente si costruisca intorno allโ€™integrazione, non al suo smantellamento. Difendere lโ€™UE, in questo contesto, significa tre cose molto concrete.

Primo: ribadire, con atti e non solo con dichiarazioni, che la pluralitร  dei partiti e dei governi รจ affare degli elettori europei, non dei documenti strategici alleati. Ciรฒ vuol dire rafforzare le garanzie sullo Stato di diritto, sostenere il pluralismo dei media, vigilare sulle interferenze โ€“ russe, cinesi o americane che siano โ€“ nel dibattito pubblico. In secondo luogo, proseguire sul terreno dellโ€™autonomia strategica, non contro gli Stati Uniti ma per ridurre la vulnerabilitร  dellโ€™Europa alle oscillazioni politiche di Washington: capacitร  di difesa comuni, mercato dellโ€™energia meno esposto al ricatto esterno, politiche industriali che tengano in casa tecnologie critiche. In terzo luogo, non arretrare sulla linea assunta dopo lโ€™invasione del 2022: sostegno allโ€™Ucraina come difesa del principio che i confini in Europa non si cambiano con i carri armati.

Se Washington tradurrร  davvero questa Strategia in politica quotidiana, la scelta per lโ€™Europa non sarร  tra essere pro o contro gli Stati Uniti. Sarร  tra unโ€™Unione che accetta di farsi campo di battaglia delle culture war altrui โ€“ fino a spezzarsi in una costellazione di piccole patrie gelose e dipendenti โ€“ e unโ€™Unione che prende sul serio se stessa, il proprio diritto e la propria responsabilitร  storica. Nel primo scenario, il vincitore sarร  l'asse Washington-Mosca. Nel secondo, si chiama semplicemente Europa.

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