Politica e potere. Dottrine politiche moderne - di Giulio Alfano

Politica e potere. Dottrine politiche moderne - di Giulio Alfano

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Scheda libro
โ€” Titolo: Politica e potere. Dottrine politiche moderne
โ€” Autore: Giulio Alfano
โ€” Editore: Edizioni Solfanelli
โ€” Anno: 2025
โ€” Pagine: 194
โ€” Prezzo: โ‚ฌ 15,00 Acquista: https://www.edizionisolfanelli.it/politicaepotere.htm

Cโ€™รจ un libro che tenta un gesto raro: raddrizzare la politica partendo dallโ€™etica senza scadere nel moralismo terapeutico. "Politica e potere" lavora in profonditร , lร  dove, dopo il crollo delle ideologie, รจ rimasto un vuoto di fondazione. Non cerca un nuovo totem ma unโ€™infrastruttura che renda operativi i principi e ne verifichi gli esiti. La chiama macroโ€‘etica: qualcosa che tenga insieme responsabilitร , libertร , uguaglianza, differenza, veritร , parola. Non un catechismo di doveri privati, ma una grammatica pubblica.

Il punto di partenza รจ il vuoto di fondazione etica lasciato dalle ideologie. Dentro quel vuoto, Alfano ricostruisce le condizioni di validitร  della parola pubblica: un soggetto dialogico e fallibile, non privato e autoreferenziale. Non lโ€™individuo solitario del liberalismo elementare, non lโ€™atomo sociale ingabbiato in ruoli. Alfano lo fa passare in un doppio crogiolo: Wittgenstein contro il linguaggio privato (la mia regola, se รจ solo mia, non รจ regola di nessuno) e Nietzsche contro il moralismo anestetico (la formazione non รจ addestramento, รจ rischio, scarto, stile). Il risultato รจ un soggetto capace di parola condivisa e di responsabilitร . รˆ qui che la macro-etica prende corpo: non come precetto dallโ€™alto, ma come spazio di validitร  fra parlanti che si riconoscono. La comunicazione, se รจ tale, non persuade: convince. Se non convince, comanda: e allora non รจ piรน etica, รจ amministrazione del consenso.

In questa chiave, Alfano usa Wittgenstein come cerniera metodologica: dal bando del linguaggio privato discende lโ€™idea che le regole del dire pubblico fondino la validitร  (etica della comunicazione: ragioni che si danno fra parlanti). Nietzsche รจ la palestra pedagogica: una fenomenologia della formazione โ€” volontร , rischio, stile โ€” contro il risentimento: serve a delineare il tipo di soggetto che puรฒ reggere responsabilitร  senza catechismi. Di qui il raccordo esplicito con Apel/Habermas: consenso non coercitivo e razionalitร  comunicativa come misura di validitร  pubblica.

Su questo terreno, il libro compone la sua architettura normativa. Lo scheletro รจ neocontrattualista (Rawls): giustizia come equitร , diritti inviolabili, diseguaglianze ammissibili solo se sollevano gli ultimi. Non un idolo, un telaio: serve a impedire che lโ€™utile diventi ragione ultima. Dentro quel telaio, Alfano dispone alcuni cardini โ€” responsabilitร , libertร  con uguaglianza, differenza, rispetto della vita, coltivazione di sรฉ, attivitร  comunicativa โ€” e li tratta non come slogan ma come criteri. La virtรน non รจ un elenco ma un orientamento praticabile.

Poi la tecnica, la potenza, il tempo lungo. Qui entra Jonas: lโ€™imperativo di non mettere al mondo conseguenze che non possiamo riparare. รˆ il lato piรน sobrio del libro: niente millenarismo verde nรฉ culto della decrescita. Ma anche niente idolatria della crescita. Solo la constatazione che lโ€™azione pubblica oggi eccede la scala dellโ€™intuizione morale comune: servono freni, non solo motori. La politica come responsabilitร  verso i non presenti โ€” futuri, lontani, vulnerabili โ€”: considerare gli effetti differiti e non locali delle decisioni, fissare soglie di rischio, prevedere reversibilitร  e rimedi.

A questo punto, il volume compie una curva che molti lettori sentiranno come una scelta di campo: il rientro nella tradizione tomista. Il bene che fonda il dovere, la veritร  che precede la volontร , la legge naturale come base minima di razionalitร  morale. La forma non basta: serve un fondamento che tenga. Lโ€™operazione ha nobiltร  e un rischio. La nobiltร : togliere al relativismo l'etichetta dellโ€™inoffensivitร . Il rischio: irrigidire la pedagogia civile in dottrina. Una democrazia che vuole imparare deve poter sbagliare: errori reversibili e misurabili. La macroโ€‘etica, per reggere, ha bisogno di un ciclo completo: ipotesi, prova, errore, correzione. Senza questo respiro operativo, lโ€™etica si paralizza in precetto amministrato.

Resta la questione del potere. Il libro pensa lo Stato come organismo giuridico sociale, capace di distribuire pesi e opportunitร , di assicurare i diritti dell'uomo come ยซassoluto eticoยป, di far parlare la societร  con regole chiare. รˆ il suo merito maggiore: ricordare che la democrazia non รจ solo meccanica di voto. Ma qui affiora una torsione che va sorvegliata: quando lโ€™etica entra per via istituzionale, tende a farsi programma. La trasparenza diventa protocollo, il protocollo diventa sorveglianza mite; la tutela diventa standard morale. รˆ un pendio scivoloso: non per malizia, per inerzia. Il potere, come lโ€™acqua, allarga la riva. Per evitare la piena non basta invocare virtรน: servono dighe tecniche โ€” minimizzazione dei dati, limiti temporali alle misure eccezionali, controlli civici oltre quelli burocratici. Etica pubblica, sรฌ. Occhi ovunque, no.

Meglio non generare equivoci: il libro non rientra nello Stato etico hegeliano (la Sittlichkeit che assorbe famiglia e societร  civile nello Stato). Lโ€™architrave reale รจ unโ€™altra: neocontrattualismo (Rawls: giustizia come equitร ), etica della comunicazione (Apel/Habermas: consenso non coercitivo), responsabilitร  nel tempo lungo (Jonas), fondazione tomista a esito personalista (Tommaso/Maritain/Wojtyล‚a). Lโ€™eco hegeliana, se cโ€™รจ, riguarda il lessico della mediazione e dellโ€™integrazione simbolica. Il risultato รจ uno Stato costituzionale di diritto, sociale e personalista, che garantisce cornici e diritti senza pretendere la totalitร  etica.

La giustizia, poi. Alfano chiede di coniugare libertร  e uguaglianza senza ipocrisie: niente neutralitร  di facciata (procedure senza etica); niente egualitarismo retorico (livellare senza sollevare); niente libertarismo di comodo (libertร  senza condizioni). La sua รจ una soluzione rawlsiana: un principio di differenza che garantisce soglie minime di dignitร  e ammette diseguaglianze solo se migliorano la condizione dei piรน svantaggiati. Trasferimenti mirati, semplicitร  amministrativa, libertร  di scelta reale nei servizi, valutazione ex post dei risultati โ€” redditi, salute, istruzione, libertร  effettive โ€” non ex ante delle intenzioni. Meno virtรน dichiarate, piรน evidenza misurata: indicatori, confronti seri, verifica nel tempo. Meno retorica sindacale o filantropica, piรน ยซcontabilitร  degli effettiยป. Il libro offre gli attrezzi concettuali per misurare, non solo per enunciare.

E la forma dello Stato? Il testo suggerisce un braccio pubblico che garantisca e, quando occorre, redistribuisca. Sostenibile se il braccio non pretende anche la regia morale. Lโ€™orientamento etico รจ giusto, la regia morale, no: qui sta il rischio di sconfinamento. La democrazia prospera nel policentrismo: cornice generale minima (pace, standard tecnici, antitrust, ambiente e dati) e, sotto, cittร , regioni, comunitร  intenzionali responsabili di scuola, welfare leggero, cultura, innovazione. Diritti portabili, responsabilitร  localizzate, pluralismo dei beni senza monopolisti (pubblici o privati). Non รจ deregulation, รจ sussidiarietร  praticata. Lโ€™etica cresce in laboratorio: cooperative, mutue, reti civiche, commons digitali. Lo Stato, qui, รจ arbitro e garante, non giocatore in ogni ruolo. Se la macro-etica vuole essere viva, deve tollerare la sperimentazione, anche quando smentisce i suoi modelli preferiti.

Il tratto migliore del libro non รจ solo la serietร  โ€” qui: onestร  intellettuale, ricchezza delle fonti, chiarezza espositiva, struttura ideologica salda e riconoscibile โ€” รจ anche la capacitร  di tenere insieme ciรฒ che di solito si separa. Restituisce un lessico civile praticabile, intreccia analisi e norma, incrocia Rawls con Apel/Habermas, allinea Jonas con Tommaso senza confondere i piani, traduce principi in criteri operativi (responsabilitร , differenza, dignitร , parola) e li rende spendibili nelle decisioni. Cโ€™รจ pazienza analitica, pulizia degli argomenti, senso del limite; cโ€™รจ unโ€™idea di democrazia che non abdica nรฉ al tecnicismo nรฉ al moralismo.

Il lato esposto รจ speculare: quando la โ€œveritร โ€ tenta di farsi legge e la โ€œtrasparenzaโ€ si irrigidisce in protocollo, il margine dโ€™errore si restringe. E senza errore non cโ€™รจ apprendimento. Senza apprendimento non cโ€™รจ libertร  adulta.

La formula che mi resta in mano รจ semplice, e non contraddice lโ€™impianto: etica prima della politica, sรฌ ma limite fermo prima di una ricaduta nellโ€™etica di Stato. Pavimenti, non soffitti. Cornici, non scenografie. Parola che convince, non protocollo che costringe. Se "Politica e potere" riapre il cantiere dei fondamenti, la risposta non deve essere un nuovo tempio: devโ€™essere una cittร  abitabile, con molte piazze e poche preture morali. รˆ lรฌ che la macroโ€‘etica evita la chiusura dottrinaria e si propone come civiltร  praticabile.

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